presentazione del libro di MAURO BALBONI "IL PIANETA DEI FRIGORIFERI"
IL LIBRO
Il pianeta dei frigoriferi è un viaggio nella
più grande transizione alimentare di massa della storia umana. Quella che staaccadendo proprio ora, nella quale miliardi di persone in Asia e in Africa sistanno appunto comperando – per la prima volta – il frigorifero; che cambieràper sempre i loro stili alimentari come ha già cambiato i nostri una o duegenerazioni fa. Quella che si sta verificando su un pianeta la cui geografia climatica, umana ed economica sta cambiando a velocità accelerata. Nella quale miliardi di persone che nel 1960 si accontentavano di 1500 kilocalorie al giorno (non avevano altra scelta!) oggi ne vogliono 3000. Come noi. E perché non dovrebbero? Dov’è il problema? Elementare: dobbiamo produrre sempre più
cibo ma non abbiamo la terra per farlo. Nel corso della storia umana abbiamo già convertito metà delle terre emerse in campi coltivati e pascoli. Pensavamo che la Terra servisse solo a quello. Oggi sappiamo che ci serve an che per altre due cose: stoccare carbonio e quindi mitigare il riscaldamento globale, e salvare la biodiversità. Urgenze che non possiamo ignorare.
«Mangeremo
carne di laboratorio. Forse. Torneremo a fare la spesa dal contadino locale. Però prima dobbiamo trovarne uno. Sconfiggeremo la globalizzazione del cibo e mangeremo solo prodotti nazionali: significa che l’Italia rinuncerà
volontariamente a 40 miliardi di euro di export agroalimentare all’anno? O che li perderà comunque, visto che anche gli altri paesi mangeranno solo il loro
cibo locale? Anche loro vogliono salvare il mondo, immagino. O no? I “ragazzi del clima” mangiano solo vegano. I politici parlano solo di bio. Gli opinion leaders nel dibattito sul cibo sono settantenni che idealizzano una ruralità perduta quando loro di anni ne avevano dieci, e che nessuno dei loro
ascoltatori ha conosciuto di persona. Insomma, a chi e a cosa devo credere? Qual è il vero futuro del cibo?» “Il pianeta dei frigoriferi. Miti e realtà su quello che mangeremo” è un viaggio nella più grande transizione alimentare di massa della storia umana. Quella che si sta verificando esattamente ora. In cui miliardi di persone in Asia e in Africa si stanno permettendo – per la prima
volta – il frigorifero; che cambierà per sempre i loro stili alimentari come ha già cambiato i nostri una o due generazioni fa. Quella in cui miliardi di persone stanno dando addio alla spesa a “km zero” dal contadino locale e
all’economia millenaria del villaggio. Per buttarsi, come abbiamo fatto noi, in quella delle proteine animali, dei surgelati e dei supermarket. Cambiando così per sempre anche il “volto agroalimentare” del mondo. In un processo che però
non è indolore e privo di rischi: aumenta la pressione sulle risorse necessarie a produrre il cibo come la terra fertile, l’acqua, i servizi ecosistemici. Questo mentre la terra coltivata a disposizione di ogni mangiatore continua a
calare: entro pochi decenni, per ogni 3 ettari coltivati ce ne sarà uno coperto dall’ambiente costruito. E mentre la Scienza ci ammonisce che, oltre a produrre
cibo, la superficie terrestre deve oggi essere usata per mitigare il riscaldamento globale e salvare la biodiversità. “Il pianeta dei frigoriferi” conduce i lettori nei punti nevralgici del dibattito: l’affermazione planetaria
della dieta occidentale; le narrazioni antagoniste ormai nel catalogo-vendite di quella stessa industria alimentare che si proponevano di combattere; le proteine animali e le opzioni per la loro sostituzione; le battaglie mediatiche
(e politiche) tra agricoltura convenzionale, bio e agroecologia. Fino alle idee disruptive: le proteine dagli insetti, l’agricoltura urbana, l’adattamento al
cambiamento climatico; il sogno di sfamare il mondo del 2050 e
contemporaneamente riservare metà del pianeta alla natura, al sequestro di
carbonio e alla biodiversità. Per ognuno di questi argomenti, “Il pianeta dei
frigoriferi” va alla – non sempre facile – ricerca dei dati. Per capire a che
punto siamo e dove stiamo andando, oltre l’aneddotica. Portando così un contributo di chiarezza in un dibattito pieno di contrapposizioni, nel quale di solito si comincia parlando del cibo di domani per passare subito dopo alla
romanticizzazione di quello di ieri, di un “buon tempo andato” agreste in realtà mai esistito. Si scoprono così molti paradossi: qui nel mondo ricco si moltiplicano gli appelli alla frugalità collettiva, là nel mondo in prepotente crescita economica si mangia (per fortuna) sempre di più; qui si invoca la “fine della carne”, là si consumano sempre più proteine animali. Si scopre che l’agricoltura bio e l’agroecologia non sono la stessa cosa; oppure che uno dei
migliori sistemi di agricoltura conservativa richiede l’uso dell’erbicida più odiato sui media. Che se produciamo più cibo per unità di superficie, non meno, diminuiamo l’impronta ecologica e climatica di noi sapiens sulle risorse del pianeta.
L'AUTORE
Mauro Balboni, laureato in Scienze agrarie all’Università di Bologna, ha lavorato oltre 30 anni nella ricerca e sviluppo
della grande industria agrochimica, la maggior parte dei quali come dirigente con responsabilità europee e globali. Ha vissuto a Milano, Bologna, Vienna,Oxford, Zurigo. Oggi risiede tra la Svizzera e il lago di Garda, dove ha
trovato la sua vera life mission, quella di conservare un biotopo di prati magri e i suoi legittimi residenti: le “carote ametista”, le cavallette dalle ali blu, le api, le farfalle e le orchidee rare. Dal 2017 scrive sui temi della
sicurezza alimentare globale e dell’impronta del cibo sulle risorse e gli ecosistemi, prima con Il Pianeta mangiato e ora con Il pianeta dei frigoriferi. Nel resto del suo tempo gira l’Europa con il camper, a piedi o in bicicletta
anche alla ricerca di agricolture e di cibi presenti, passati e futuri.
ABBATTERE LE MURA DEL CIELO di Mauro De Agostini
presentazione del libro
sarà presente l'autore
SABATO 12 NOVEMBRE 2022 ORE 17:00
c/o Archivio Storico della FAI
Via F.lli Bandiera, 19 Imola
cortile interno, entrata dal parcheggio dell’ “
Dagli anni dell'assalto al cielo a quelli del riflusso: un
tassello utile per la ricostruzione di una storia generale del periodo
Il soffocante clima ideologico attuale
ha completamente oscurato
la ricchezza progettuale, le speranze di cambiamento
e la complessità del Movimento degli anni
settanta, spesso ridotto, con una grave
deformazione prospettica, a semplice premessa e cornice
del «terrorismo».
Il libro, ricco di documenti e
di testimonianze, ricostruisce la storia di alcune occupazioni anarchiche a Milano tra il
1975 e il 1985, in particolare
le vicende che vanno dall'occupazione di via
Conchetta 18 e Torricelli 19 (1976)
allo sgombero di via Correggio 18 (1984).
Un «microcosmo» militante, in cui si riverberano le
vicende del movimento
anarchico italiano e più in
generale quelle dell'intero Movimento del 1968-77. Lotte, poesia,
repressione: dalle lotte degli ospedalieri a quelle per il diritto alla casa, dal «massacro della
Scala» (7 dicembre 1976) alla mobilitazione
contro il supercarcere di Voghera, dalla lotta contro l'espulsione dei proletari
dal centro alla ridefinizione delle funzioni nella metropoli capitalista,
daL femminismo alla sfida punk.
Mauro De Agostini
(Milano 1955) già docente
di Storia e Filosofia nei Licei,
si occupa di storia del movimento anarchico e dei sindacati.
Sabato 25 settembre alle ore 17 a Imola in via F.lli Bandiera 19, nel cortile del "Complesso dell'Annunziata", Wu Ming 1 presenterà il suo ultimo libro "La Q di Qomplotto - Qanon e dintorni: Come le fantasie di complotto difendono il sistema" pubblicato
Nel 2020 grazie all’emergenza pandemia QAnon si espande in modo tumultuoso e sembra avere un lungo avvenire, ma a novembre la sconfitta di Trump lo mette in crisi. Durante l’assalto al Campidoglio, il 6 gennaio 2021, sventolano bandiere e cartelli con la Q, e sembra una prova di forza, la scintilla che accenderà la guerra civile… Invece è un fuoco fatuo. Eppure qualcosa è cambiato. Comincia una nuova fase. La storia di QAnon era solo un prologo.
Com’è stato possibile? Cosa ha permesso a QAnon di nascere e ingrandirsi? Quali bisogni ha intercettato?
Tenendo insieme reportage e dialogo filosofico, analisi critica e racconto onirico, autobiografia e pastiche letterario, Wu Ming 1 racconta la parabola di QAnon, sgombra il campo da concetti inutili o dannosi e riflette sul ruolo delle fantasie di complotto nelle nostre società. Soprattutto, sequenzia il genoma di QAnon, isolando nella sua narrazione leggende d’odio vecchie di secoli.
Una storia di mutazioni e confluenze che a un certo punto coinvolse gli stessi Wu Ming, quando ancora non si chiamavano così ed erano intenti a scrivere un romanzo intitolato… Q.
Serata per i 20 anni di Genova 2001
MERCOLEDI' 21 LUGLIO 2021
via fratelli Bandiera 19, entrata dal parcheggio dell'ospedale vecchio
Ore 21 proiezione all'aperto del film THE SUMMIT, il vertice, di F. Fracassi e M. Lauria, Italia 2013, 96 minuti.
Seguirà una discussione dibattito tra i/le presenti.
L'invito è di partecipare numeros@ e per chi a Geonva c'era, a voler condividere i propri ricordi e portare la propria testimonianza che crediamo sia importante.
Assemblea anarchici imolesi
Brigata 36
Il comizio del 1° maggio, di Andrea Papi, inizierà alle 10,30, non più nella piazzetta dell’ulivo ma nel Prato della Rocca di fronte all’entrata dell’Anpi.
1° maggio anarchico 2021 come sempre in piazza per la libertá
In questi pochi mesi il governo Draghi ha mostrato chiaramente la sua natura e il suo scopo. Sostanzialmente il “governo dei migliori” non sta facendo nulla di diverso dal precedente, ma questo non può certo costituire una novità.
In estrema sintesi questo governo è garante verso l’Unione Europea e verso la classe dominante italiana dell’allocazione dei miliardi del recovery fund che solo le anime candide pensano siano destinati al miglioramento di sanità e scuola, o all’aiuto per le persone colpite dalle pesanti ricadute economiche e sociali della pandemia.
Il fatto è che questi fondi sono debiti, che prima o poi dovranno essere ripagati. E di sicuro investire nella sanità e nella scuola (o trasporto pubblico, o qualsiasi altro servizio di pubblica utilità) sarebbe sì benefico per la popolazione ma non produrrebbe utili in grado di ripianare gli enormi debiti del recovery. Pertanto, il recovery verrà speso per dare impulso ai settori chiave dell’economia futura in grado di assicurare profitti, cioè digitalizzazione e economia “verde”, nei quali l’Europa e in particolare l’Italia sono in netto svantaggio in confronto a USA e Cina, anche per gli enormi ritardi dell'Europa nell’uscita dall’emergenza pandemica.
Solo un settore non dovrà aspettare per ricevere fondi, quello legato alla difesa e alla produzione di armi: l’industria militare non ha mai smesso di lavorare a pieno ritmo, nemmeno nei mesi del lockdown più duro della scorsa primavera. Continua ad assorbire miliardi (pubblici) e a distribuire utili (privati), fornendo armi sempre più sofisticate a una vasta platea di clienti, fra cui vari regimi dittatoriali che le usano tranquillamente anche sui civili.
Quello che è certo però è che la ristrutturazione industriale in chiave digitale-green lascerà sul campo numerosissimi cadaveri di aziende tradizionali che non sono state in grado di riconvertirsi e soprattutto una marea di disoccupati. Purtroppo sappiamo bene che per questo non si dovrà attendere la riconversione industriale: la devastazione sociale è già iniziata con la perdita di un milione di posti di lavoro, e peggiorerà in modo drammatico quando -a breve- finirà il blocco dei licenziamenti, che il padronato continua a chiedere a gran voce.
Quello che sta facendo questo governo è continuare la guerra alle classi popolari e ai poveri, sia a quelli che già lo sono che a quelli che presto lo diventeranno. Hanno già messo le mani avanti. Per affrontare una possibile insorgenza sociale collegata alla perdita di tanti posti di lavoro (e anche della casa con la probabile fine della moratoria sugli sfratti), il governo non ha previsto tutele per le persone colpite, ma sta agendo quasi esclusivamente sulla via della repressione. Il nuovo capo della polizia ha costruito la sua carriera nella squadra politica, e il suo predecessore si trova ora sottosegretario all’interno con delega ai servizi. Anche i provvedimenti presi “per arginare il contagio” vanno in questa direzione: resta permesso solo affollare i posti di lavoro, mentre gli spazi di socialità sono ancora drasticamente compressi. Per non parlare poi delle manifestazioni e delle iniziative dei movimenti di lotta come i no tav o i lavoratori e le lavoratrici della logistica che vengono represse a furia di cariche e lacrimogeni.
I posti chiave del governo sono andati a personaggi che non lasciano spazio a dubbi come il ministro alla transizione ecologica Cingolani, ex dirigente del colosso industrial-militare Leonardo. Una commistione fra politica, imprese e forze armate segnata anche dal passaggio in Leonardo dell’ex ministro dell’interno Minniti, quello che a suo tempo inventò gli hotspot e ingaggiò i libici per dare la caccia ai migranti e chiuderli nei lager del deserto prima che arrivassero in Italia. Politica proseguita poi da tutti i suoi successori. Commistione di ruoli segnata anche dalla nomina del generale Figliuolo che, è bene ricordarlo, ha comandato la missione di guerra in Afghanistan, a commissario per l’emergenza, militarizzando ulteriormente l’intera gestione della pandemia.
Questo governo e le sue politiche non hanno praticamente opposizione, se non di facciata, nell'arco parlamentare. Non hanno opposizione, nemmeno di facciata, da parte dei sindacati di stato che hanno avallato il governo prima ancora che il presidente incaricato ne comunicasse la composizione. L'unica opposizione può e deve venire dal basso.
Perchè la lotta contro ogni forma di dominio e sfruttamento, per una società di libere ed uguali, è oggi più che mai una necessità ineludibile.
ASSEMBLEA DEGLI ANARCHICI IMOLESI
ASFAI Archivio Storico della Federazione Anarchica Imolese
1° maggio 2021 via f.lli Bandiera, 19 Imola
1920-2020
UN SECOLO D’INFORMAZIONE ANARCHICA
Giornata di studi per «Umanità Nova»
sabato 17 ottobre 2020
Imola, sala C.I.D.R.A. (*) via Fratelli Bandiera 23 [a fianco dell’ASFAI]
(*) Centro Imolese di Documentazione sulla Resistenza Anti
l convegno, articolato in focus tematici a scansione temporale, si propone il triplice scopo di fare il punto storiografico su quanto già prodotto sul tema, di colmare vuoti di ricerca concernenti i periodi più recenti e di valorizzare soprattutto «Umanità Nova» come fonte per la storia contemporanea. In tal senso i relatori, individuati sulla base delle competenze, proporranno interventi basati soprattutto sulla compulsa diretta e sull’analisi delle stesse pagine del giornale, oltre che delle altre tradizionali fonti (di letteratura, di archivio, orali, ecc.).
programma della giornata
sessione mattutina (presiede Federico Ferretti)
9,30 Massimo Ortalli, apertura dei lavori, saluti;
10,00 Giorgio Sacchetti, Introduzione. «Umanità Nova» prisma di lettura di un secolo;
10,30 Alberto Ciampi, Protostoria di UN. Evoluzione tipografica (scheda storica tecnica);
11,00 Cristina Tonsig, Un giornale militante autofinanziato. Analisi (1919-2020);
11,30 Mauro De Agostini, Nella battaglia rivoluzionaria, nascita di un quotidiano;
12,00 David Bernardini, Esilio antifascista e clandestinità, «Umanità Nova» fuori d’Italia;
12,30 Carlotta Pedrazzini, Donne anarchiche. Appunti su Maria Luisa Berneri;
13,00 pausa
sessione pomeridiana (presiede Massimo Ortalli)
14,30 Pasquale Iuso, Gli snodi cruciali del dopoguerra nell’autorappresentazione libertaria;
15,00 Franco Schirone, Giovani e controculture: il Sessantotto visto dall’organo della FAI;
15,30 Cosimo Scarinzi, Lotte sindacali e stampa di movimento dopo l’autunno caldo;
16,00 Walter Siri, Il Settantasette nelle pagine di «Umanità Nova»;
16,30 Selva Varengo, Ecologismo e femminismo attraverso le pagine di «Umanità Nova» (1980-2000);
17,00 Gianandrea Ferrari, Le feste per UN nella tradizione tardo-novecentesca;
17,30 Dario Antonelli, 2000-2020, prospettive libertarie: rileggere il nuovo millennio;
18,00 Enrico Voccia, La redazione del 2020 racconta il giornale;
18,30 pubblico dibattito e conclusione dei lavori
Organizzazione logistica/supporto scientifico: ASFAI info.asfai@libero.it
NON POSSIAMO DIMENTICARE, VOGLIAMO RICORDARE.
A cinquant'anni dalla strage di Piazza Fontana, dall'invenzione del mostro da sbattere in prima pagina, dalla morte dell'anarchico Giuseppe Pinelli nei locali della Questura di Milano, l'Archivio Storico della Federazione Anarchica Italiana e il Centro Imolese di Documentazione sulla Resistenza Antifascista organizzano due serate di approfondimento su quei tragici avvenimenti che hanno insanguinato l'Italia.
Oggi le responsabilità delle organizzazioni neofasciste manovrate da settori delle istituzioni nell'attentato alla Banca dell'Agricoltura e nelle successive stragi di Brescia, San Benedetto Val di Sambro, Reggio Calabria, Bologna, hanno trovato evidenza non solo nelle numerose sentenze dei tribunali della Repubblica ma anche nella coscienza collettiva degli italiani. Eppure la galassia neofascista e neonazista, che anche oggi non manca di trovare appoggi e solidarietà trasversali, continua a inquinare pericolosamente la vita del paese.
Per questo riteniamo indispensabile non lasciare nel dimenticatoio fatti e responsabilità le cui conseguenze sono ancora drammaticamente attuali.
MARTEDI' 10 DICEMBRE ALLE ORE 20,30 NEI LOCALI DEL CIDRA, VIA F.LLI BANDIERA 23
Gabriele Fuga, avvocato penalista del foro di Milano e autore, con Enrico Maltini, del libro Pinelli. La finestra è ancora aperta, Milano, Colibrì, 2016, parlerà sul tema:
Esecutori e mandanti della strage di Piazza Fontana
Introduce Massimo Ortalli dell'Asfai
Gabriele Fuga, classe 1946, è stato attivo sin dagli anni ’70 nella difesa di militanti di area libertaria ed extraparlamentare, accompagnata a una intensa opera di assistenza ai detenuti politici.
VENERDI' 20 DICEMBRE ALLE ORE 20,30 NEI LOCALI DEL CIDRA, VIA F.LLI BANDIERA 23
Benedetta Tobagi, scrittrice e saggista autrice del libro Piazza Fontana. Il processo impossibile. Torino, Einaudi, 2019
Massimo Varengo, Federazione Anarchica di Milano
dialogano sui processi, gli avvenimenti, le lotte sociali che hanno accompagnato la storia del Paese dalla strage di Piazza Fontana agli anni successivi
Benedetta Tobagi, classe 1977, da tempo lavora sulla drammatica storia dello stragismo e del terrorismo con la «Rete degli archivi per non dimenticare». Nel suo libro il racconto rigoroso del grande processo sulla strage di Piazza Fontana, una profonda riflessione sui rapporti tra giustizia e politica.
Massimo Varengo, classe 1947, è fra i militanti di più lungo corso dell’anarchismo milanese ed italiano. Sempre attivo nella efficace mobilitazione per sottrarre la storia di Piazza Fontana dalle false “verità”, interessate e strumentali, con le quali importanti settori delle istituzioni hanno cercato di nascondere le proprie responsabilità.
CENTRO IMOLESE DOCUMENTAZIONE RESISTENZA ANTIFASCISTA
ARCHIVIO STORICO DELLA FAI
Sabato 9 Novembre ore 17.00
OLMO LOSCA
poeta anarchico ad antispecista
presenta il suo libro
Poesie dell'Olmo
a seguire cena di autofinanziamento
In sintesi, la poesia sociale, chiede
l'autogestione, il mutuo appoggio, il libero
scambio di sensazioni, l'autonomia di tutti, la
vita. E non lo chiede al potere insindacabile
del Sistema o a sapienti seduti sui troni, non
a "culture" che non ci appartengono ma al
vento. Lo chiede alla burrasca che rende
sordi, alle montagne celate dalle nubi che
fanno il cammino difficoltoso, al richiamo
della sorgente che esplode in mille gocce, agli
zoccoli che attraversano i deserti, agli ululati
e ai bramiti. Lo chiede alla natura stessa,
unica e sola legge a cui prestiamo
obbedienza.
La poesia sociale è, incontrovertibilmente,
anarchica
SABATO 12 ottobre 2019 ore 17:30
presentazione del libro
CHE NON CI SONO POTERI BUONI. IL PENSIERO
(ANCHE ANARCHICO) DI FABRIZIO DE ANDRE’
a cura di Paolo Finzi, numero speciale della rivista anarchica «A», editrice A,
Milano, 2019, pp. 196, € 40,00
Sarà presente il curatore del libro
Paolo Finzi
seguirà apericena a buffet.
VENERDI 12 luglio 2019 ore 20:30
IMOLA 2-4 luglio 1919
La rivolta contro il caro vita
E’ passato meno di un anno dalla fine della Grande Guerra che, direttamente a causa delle battaglie e, indirettamente a causa di indigenze, malattie, esecuzioni sommarie di disertori, renitenti e disubbidienti, causarono la morte di circa 2.000.000 di persone e oltre 500.000 mutilati.
La fame attanaglia l’intera penisola, la disoccupazione è una piaga che colpisce duro in molte zone, anche nell’imolese. L’inflazione è alle stelle, il “caro vita” è una condanna per le popolane che ogni giorno vanno a far la spesa, barcamenandosi tra un portafoglio sempre più povero e prezzi che aumentano di giorno in giorno.
La rabbia popolare monta sempre più. Soprattutto nei confronti dei negozianti accusati, a volte a ragione, di essersi arricchiti negli anni di guerra speculando sul mercato nero, e di continuare a farlo ora gonfiando i prezzi e non rispettando il calmiere.
La prima città a sollevarsi contro il caro-vita e ad ottenere l’applicazione di un calmiere con prezzi ribassati del 50% è La Spezia. Le agitazioni si allargano a macchia d’olio, prima in tutta la Liguria, poi in Toscana, senza grossi incidenti. A questo punto è la volta della Romagna, la prima città a ribellarsi è Forlì il 30 giugno, due giorni dopo si solleva Imola, poi le manifestazioni si estendono anche a Faenza, Ravenna, Bologna ed in altre città.
E’ però nella nostra città che avvengono i maggiori incidenti ed alla fine della protesta si contano 6 morti e diversi feriti.
La vicenda avrà ripercussioni a livello nazionale e rappresenta una vivida anticipazione di quello che verrà poi denominat0 il “BIENNIO ROSSO”.
Filippo Servadei - storico
ci racconterà, nel centenario degli eventi, delle vicende imolesi in cui gli anarchici ebbero un ruolo di primo piano. Un’occasione per gettare un poco di luce su una serie di avvenimenti, ed un periodo storico, tanto importante quanto sconosciuto.
ANTIFASCISTI SENZA PATRIA
SABATO 1 giugno 2019 ore 17:00
presentazione del libro di
PAOLO PASI
giornalista e scrittore
nel 1995 vince la prima edizione del premio giornalistico Ilaria Alpiè anche chitarrista e compositore, e fa parte della giuria del premio musicale Piero Ciampi, lavora in Rai come redattore del TG3
illustrazioni di Fabio Santin
Estate 1943. Quando gli «antifascisti non conformi», quelli per cui non arriva l'ordine di liberazione, lasciano il confino di Ventotene per essere rinchiusi nel campo di concentramento di Renicci d'Anghiari, trovano ad aspettarli centinaia di poliziotti e carabinieri in assetto di guerra, quasi che il governo Badoglio tema di più questo pugno di sovversivi che le armate tedesche…
All'indomani della caduta di Mussolini, la maggior parte degli antifascisti rinchiusi al confino reclama e ottiene l'immediata liberazione unendosi alla resistenza contro i nazifascisti. Ma questa liberazione non avviene per tutti: alcuni di loro, in gran parte anarchici, vengono trattati dal governo Badoglio alla stregua di nemici, tanto che ne viene ordinato il trasferimento nel campo di concentramento di Renicci d'Anghiari, poco lontano da Arezzo. Inizia così il racconto corale di un viaggio che tra tentativi di fuga e ricordi di lotta porterà questi «antifascisti senza patria» nel famigerato Campo 97, dove già migliaia di prigionieri di guerra, per lo più slavi, patiscono condizioni di vita durissime. Unica speranza: evadere. Ed è appunto quello che faranno alla fine di quei quarantacinque giorni che intercorrono tra la caduta del fascismo e l'armistizio. Una storia realmente accaduta, narrata attraverso le vicende di undici personaggi dal passato ribelle e dal futuro incerto: uno scrittore futurista, un catalano sfuggito alla repressione di Franco, un combattente piacentino tornato dalla guerra di Spagna, un fabbro triestino e un barbiere siracusano, una donna dal destino avverso che però non si è arresa …
Sarà presente l’autore e seguirà apericena buffet
1° maggio 2019
a Imola
ci ritroveremo alle 10 in piazza dell'Ulivo per il comizio.
Seguirà il pranzo sociale e solidale all'Archivio Storico della FAI
(via f.lli Bandiera, 19 cortile interno entrata dal parcheggio dell’”Ospedale Vecchio”
Mancanza di sicurezza sul lavoro e sulle strade (13000 decessi in 10 anni, circa la metà “in itinere”), lavoro nero, espropriazione dei diritti dei lavoratori e riduzione del loro potere contrattuale, stagnazione dei salari, tasso di disoccupazione giovanile altissimo, mancanza di figure professionali specializzate in alcuni settori chiave come la sanità e l’istruzione, corruzione, estrema burocratizzazione, evasione fiscale, ecc …
Questi sono solo alcuni dei principali problemi che affliggono l’economia italiana che si avvia ormai verso un’aperta recessione.
Non possiamo nasconderci il fatto che, la sfida, sia quella di riuscire a gestire una transizione positiva da un’economia che pone al centro dell’attenzione la produzione di beni industriali tradizionali ad una che basa la sua ricchezza sulla produzione di servizi, e ricalibrare tutto l’apparato amministrativo, economico e governativo in questo senso.
Quello che manca è una visione d’insieme del problema. In un paese in perenne campagna elettorale non è possibile nemmeno pensare ad un piano di sviluppo di lunga durata che permetta di imprimere una direzione certa all’economia del paese, per ovviare ad una situazione di stallo che pare ormai strutturale. La democrazia rappresentativa italiana mostra così tutta la sua schizofrenia. Il cortocircuito che si è venuto a creare tra gli interessi economici del sistema paese e gli interessi privati, tra la rappresentanza eletta dal popolo per il popolo e l’imprescindibile ossequio della stessa verso i “poteri forti”, blocca la nostra “crescita economica” e spinge sempre più l’Italia verso la recessione. La necessità costante di accaparrarsi voti spinge tutti i soggetti politici, chi più chi meno, a rivolgersi alla “pancia” dell’elettorato. Oggi le elezioni non si vincono grazie a seri e studiati programmi politici che puntino allo sviluppo del paese, anche a costo di misure scomode ma necessarie, e alla capacità dei politici di convincere gli elettori della bontà dei propri programmi. Le elezioni le vince chi riesce ad interpretare meglio ciò che il popolo vuole sentirsi dire e a dirglielo nel modo più chiaro e semplice possibile.
Oltre ai limiti e alle ingiustizie intrinseche del sistema capitalista, il principale problema dell’Italia pare essere rappresentato dalla scarsa qualità e dalle ridotte capacità di chi ha nelle mani la governance del paese. C’è chi afferma che questo problema potrebbe essere ovviato attraverso l’imposizione di un uomo forte al comando o attraverso la concessione di maggiori poteri attuativi a chi ha in mano la direzione del governo. Noi pensiamo che un tale accentramento del potere, anche se potrebbe essere positivo a livello strettamente economico, non farebbe altro che portare ad una ulteriore limitazione delle libertà individuali ed al peggioramento delle condizioni di vita di chi, come individuo, famiglia, gruppo sociale, etnico o religioso, si trova già ai margini della società e del sistema economico.
Il benessere dell’economia italiana non può e non deve essere calcolato solamente attraverso l’andamento della borsa o degli altri indicatori di mercato. Così come il valore di una economia si calcola attraverso la somma dei valori di tutti i soggetti economici presenti in tale economia, il benessere di un’economia non si può calcolare se non attraverso la somma del benessere espresso da tutti i soggetti presenti in quell’economia.
Non esistono soluzioni forti o riforme in grado di eliminare le ingiustizie, gli squilibri, le aberrazioni della società capitalista-neoliberista globalizzata, solo lavorando e lottando per una società anarchica e libertaria potremmo dar forma, un giorno, ad un mondo migliore e viverlo appieno.
80 anni dopo
1936- 1939. La Guerra civile di Spagna. Documenti e riflessioni
(Imola 27 marzo- 13 aprile 2019)
27 marzo- 6 aprile 2019
Biblioteca comunale di Imola (via Emilia, 80)
Esposizione documentaria sulla Guerra civile spagnola
1 aprile 2019 ore 20.30 Cidra (via F.lli Bandiera, 23) Inaugurazione mostra
Dagli archivi del Cidra e dell'ASFAI documenti e immagini della Guerra civile spagnola
(1 aprile-13 aprile 2019 aperta il mar. gio. sab. 9.00-12.30/ 14-18) a seguire
Il cinema della rivoluzione
Incontro con Alfredo Gonzalez storico della Federación Anarquista lbérica
2 aprile 2019 ore 20.30
Biblioteca comunale di Imola (via Emilia, 80)
La Guerra civile spagnola come conflitto internazionale Conversazione di Enrico Acciai, Università degli Studi di Bologna Andrea Torre, archivista dell'Istituto Nazionale Ferruccio Parri presenta la banca dati on line Oggi in Spagna, domani in Italia
9 aprile 2019 ore 20.30
Sala conferenze Cidra (via F.lli Bandiera, 23)
Imolesi nella Guerra civile di Spagna
Conversazione di Massimo Ortalli e Giuliana Zanelli
74°ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE DIIMOLA
DOMENICA 14 APRILE 2019
74°ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE DIIMOLA
74°ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE DIIMOLA
Una giornata per ricordare i segni lasciati dalla storia in città e in montagna, per continuare ancora oggi la resistenza.
Dalle ore 16 passeggiata antifascista.
Dalle ore 18 Aperitivo e presentazione del libri GRUNE LINIE con Giancarlo Barzagli
Secondo Appuntamento martedì 16 Aprile alle 20.30
Proiezione del film IL LEONE DEL DESERTO all'Archivio Storico della FAI